L’onda del destino
Anna è cresciuta in una famiglia ebrea di ricchi commercianti di stoffe legata ai più alti circoli della società. Fin da bambina impara l’importanza di non allontanarsi dalla classe sociale a cui appartiene. È questa la legge a cui obbedisce ed è per questo che si sposa con un uomo altrettanto ricco. Rimane vedova presto, ma si unisce in seconde nozze con il fratello del marito, molto più anziano di lei. Così, si trasforma in una severa matriarca, che siede come un ragno al centro della sua ragnatela di potere e punta tutto sul figlio maggiore, perché porti avanti la dinastia e conservi i privilegi di cui gode. Ma Heinrich non è interessato agli affari del padre e preferisce passare le notti in locali poco raccomandabili per dar sfogo alla sua passione per il gioco d’azzardo. Qui incontra Marie, una guardarobiera di cui si innamora e che finisce per sposare. Marie è dolce, tenera, incoraggiante, comprensiva; tutto il contrario di Anna che, dopo il matrimonio, ripudia il figlio. Fedele compagna dell’inaffidabile marito, Marie va con lui negli Stati Uniti: prima a New York, poi in Pennsylvania, dove spera di avere finalmente una vita stabile. Le cose, però, vanno diversamente. Con la Prima guerra mondiale, rimasti senza figli, i due tornano in Germania e lì, a Dresda, sperimentano le conseguenze della guerra: inflazione, crisi economica e ascesa del nazismo. Marie scopre l’esistenza di un figlio non suo, a cui si affeziona e che prende con sé. Nonostante il resto della famiglia di Heinrich fugga dal paese, lui inspiegabilmente rimane. Ancora una volta è Marie a sostenerlo nella lotta per la sopravvivenza finché, nel 1943, verrà deportato ad Auschwitz.