L’uomo con le radici in cielo
A prima vista “L’uomo con le radici in cielo” potrebbe sembrare soltanto una storia medica e umana di dolore e guarigione, una vicenda privata estremamente intensa, a tratti drammatica, la cronaca di una dura prova che la vita ha imposto ad Alessandro, il suo protagonista. Ma questo libro è molto di più: una meditazione sulla vita e sulla morte, su Dio e sull’uomo, sulla dinamica tra libertà, vocazione e destino. Alessandro è uno scrittore, “insegna storia, tiene letture pubbliche di Dante” ed è un esperto di cartografia dell’Eden. Per anni ha studiato le immagini del luogo perduto di perfezione e felicità descritto nella Bibbia. Non è facile situare un cielo sulla terra ma è uno sforzo costante alla ricerca di un altrove che coinvolge anche lui. È infatti un sognatore, sempre alla ricerca di nuove avventure, ma avverte il bisogno di un amore più elevato, una forma ideale del sentimento in grado di conciliare le esigenze del corpo con quelle dello spirito. Improvvisamente, però, le sue vertigini di bellezza diventano vertigini fisiche. Alessandro comincia a stare molto male, fino al punto di annullare tutti i suoi impegni perché incapace di reggersi in piedi. A Londra, dove vive, gli viene in soccorso Charlotte, una sua ex studentessa che gli presta aiuto nonostante lui l’abbia già sedotta e abbandonata. La diagnosi di tumore al cervello impone ad Alessandro un brusco cambiamento di vita e il male diventa il punto di partenza per una riflessione più profonda sui meccanismi dell’esistenza e sui rapporti di coppia. La vicenda di Alessandro si intreccia ai miti antichi e alle storie bibliche, per insegnarci a superare l’inferno dell’ego e raggiungere un paradiso sempre oltre ma in realtà vicinissimo, sullo sfondo di uno stesso bagliore primordiale che genera galassie e comunità, amori e amicizie.